TUTTASALUTE: NELL’AMBULATORIO DI RAI3 MANCA UN RAPPORTO COSTANTE COL TELE-PAZIENTE
A Tuttasalute, il nuovo ambulatorio televisivo del daytime di Rai3, il paziente sta per troppo tempo in sala d’attesa. Accomodato sul divano ad attendere il suo turno. La componente divulgativa e di approfondimento, infatti, sembra prevalere su quella strettamente di servizio: per larga parte della diretta i conduttori Debora Rasio, Pier Luigi Spada e Silvia Bencivelli affrontano con competenza temi medici di largo interesse, ma solo sul finale si soffermano ad ascoltare il polso ed il respiro del pubblico. Attività, quest’ultima, che invece renderebbe la trasmissione ben più coinvolgente.
Non stiamo certo affermando che gli argomenti trattati (nelle prime puntate si è parlato di ipertensione, lombalgia, alimentazione, problemi alla vista) siano distanti dagli interessi del telespettatore. Anzi. Tuttavia, le modalità con cui essi vengono sviscerati non creano una particolare interazione con chi sta a casa. I conduttori, infatti, in apertura di programma siedono attorno ad un tavolo ed interloquiscono con un esperto ed un paziente tipo: il loro colloquio rischia però di risultare autoreferenziale, asettico. Il tele-paziente riceve informazioni ma non partecipa.
Al contrario, il momento più pregiato della diretta è proprio quello in cui il Pier Luigi Spada e Debora Rasio (tra i quali notiamo buona intesa) rispondono alle domande arrivate dai telespettatori. Non è un caso che le informazioni più curiose e più pratiche emergano proprio in questo frangente: peccato che si tratti solo dei cinque minuti finali. E pensare che, in un programma come Tuttasalute, un costante filo diretto col pubblico sarebbe un valore aggiunto. Anche l’assenza di platea in studio si fa sentire.
Dal punto di vista medico, i conduttori sono all’altezza del ruolo loro assegnato, sotto l’aspetto televisivo invece ci sono elementi da rivedere. I tre volti del programma sono ancora impacciati negli scambi di battute e soprattutto nella gestione del ritmo. L’utilizzo di esempi ed esperimenti pratici in studio è invece efficace.
Come in ogni ambulatorio che si rispetti, occorre che ci sia fiducia tra medico e paziente. Che entrambi parlino la stessa lingua (bene il campanello ‘anti-medichese’). Per il momento la familiarità dell’Elisir di Mirabella si fa ancora rimpiangere, se non altro per quella affezione ormai consolidata (anche negli ascolti) che Tuttasalute dovrà ora riuscire a crearsi da zero.