MIKA OSPITE DEGLI OSPITI
Ora, se chiami un programma “Stasera Casa Mika“, il mal di pancia per il titolo tremendo te lo fai passare cercando di sposare e comprendere le logiche che hanno portato al parto di cotanta originalità linguistica, atta, si presume, a rendere immediatamente intelligibile il concept del programma: un house party.
Se, poi, però, guardi lo show e realizzi che della tanto sbandierata “casa” non c’è nemmeno l’ombra, inizi a pensare che ti abbiano preso un po’ per il culo. Ma questa è un’altra storia, riservata a un occhio attento che segue con dovizia di particolari i proclami e ne verifica successivamente la rispondenza alla realtà.
Fatta la doverosa premessa, sgombriamo subito il campo da un dubbio: lo show di Rai 2 è stato godibile. Ha potuto contare su una buona confezione, una buona scrittura, un’ottima scena, una bella fotografia. Una cura che se ci fosse per tutti i programmi della tv pubblica, saremmo a cavallo! Ciò che non si capisce, è perchè, in generale, questa cura e queste attenzioni non ci siano quasi mai, salvo poi gridare – quando ci sono – al “successo di un’offerta innovativa” (DG) o parlare di “nuova pagina di televisione” (Dallatana). Eh no, cari Dall’Orto e Dallatana, Stasera Casa Mika non ha niente di innovativo e non è una nuova pagina di televisione. Si tratta, più semplicemente, di un buon one man show per il quale – com’è giusto che sia – avete scelto finalmente di metter mano al portafogli, cosa che dovreste far ogni qualvolta vogliate presentare un buon prodotto in prime time.
Risultano incomprensibili, infatti, le ragioni per le quali c’è chi deve “accontentarsi” di Orietta Berti, Edoardo Vianello, Cugini di Campagna et similia e chi, invece, possa costruire uno show talmente pieno di ospiti di prestigio da mettere in secondo piano il ‘conduttore’, sino a farlo diventare quasi irrilevante ai fini del programma. Il parterre era così ricco che il cantante libanese non è rimasto solo sul palco quasi mai, motivo per il quale al posto di Mika ci sarebbe potuto stare benissimo un qualunque altro volto dell’azienda di Viale Mazzini. O quasi.
Anzi, sarebbe più che comprensibile che i volti di punta della Rai si lamentassero. Perchè se è vero che ci si trova in periodi di ristrettezze economiche, è altrettanto vero che offrire la possibilità di realizzare e investire su un bel programma potrebbe (rectius, dovrebbe) essere un premio per chi, tutti i giorni, manda avanti la ‘baracca’ con budget risicati e ospiti di ripiego.
Chiamatela, se volete, valorizzazione delle risorse interne. O, se preferite, opportunità di far capire che Mamma Rai, quando vuole, sa come si realizza uno show con tutti i sacri crismi, senza dover ricorrere ad un volto scoperto e valorizzato da Sky.
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16 novembre 2016 alle 15:38