Chi ha incastrato Peter Pan: fate largo ai marmocchi
La fisionomia di fondo è stata mantenuta: Chi ha incastrato Peter Pan?, la trasmissione condotta da Paolo Bonolis e tornata in onda su Canale 5 a sette anni di distanza dall’ultima edizione, ha ancora intenzione di approcciarsi ai bambini con assoluta leggerezza, valorizzandone la loro freschezza e spontaneità. Peccato, però, che nella prima puntata in onda ieri sera – 21 settembre 2017 - il ritmo sia stato diluito da una sequela di sketchevitabili, che in alcuni casi hanno finito col relegare in secondo pianoi (mini) protagonisti dello show.
“Lasciamo che i bambini facciano i bambini”: così ha esordito il conduttore romano in apertura di puntata, segnando sin da subito lo iato esistente tra la trasmissione ‘rediviva’ e i tanti baby talent che hanno invaso la tv nel passato più recente. Proprio come nelle stagioni precedenti, è parsa ancora centrale la volontà di mostrare la dimensione infantile nella sua completa genuinità, coinvolgendo i minori in situazioni più o meno improbabili e cercando di cogliere il loro fresco punto di vista sui vari aspetti della vita degli adulti.
L’assenza di una gara è stata perfettamente sopperita dalla conduzione fresca, ironica e mai appesantita tipica di Paolo Bonolis. Abile nel cavalcare i momenti più imbarazzanti (come quando, durante l’intervista a Gianluigi Donnarumma, i bambini hanno domandato le ragioni per cui il giocatore abbia scelto di restare al Milan), il padrone di casa della trasmissione si è saputo destreggiare con la solita nonchalance fra i diversi registri richiesti, mixando senza strafare le tonalità comiche a quelle più intense. Ai limiti del commovente è stato, ad esempio, l’istante in cui si è accennato al bullismo, portando in superficie la brutta esperienza vissuta dal piccolo Christian.
Dal bambino desideroso di conoscere da Donnarumma il livello di sudorazione dei piedi dei calciatori, una volta terminata la partita, alla piccola Sofia convinta di riuscire a far spostare gli oggetti usando la sola forza del pensiero: l’ingenuità dei protagonisti, specie dei più piccoli, è tornata a mostrarsi senza alcun filtro. La sensazione, però, è che agli stessi non sia stato attribuito il giusto spazio. L’eccessiva durata degli sketch affidati a Luca Laurenti, chiamato a vestire i panni di un improbabile mentalista prima e di un goffo gladiatore poi, per giunta realizzati senza la collaborazione dei ‘poppanti’, hanno reso in più circostanze i bambini muti osservatori dello spettacolo.
Basterebbe ridurre la durata dei siparietti e lasciar più spazio ai bambini per far tornare il programma al suo livello ottimale. Programma che, nonostante alcune lacune rimediabili, continua ad essere fra i pochi in grado di restituire dell’infanzia l’immagine più veritiera.