L’Isola di Pietro: Gianni Morandi «angelo custode» di un racconto corale corposo e ben articolato
E’ domenica sera, il telespettatore comodamente seduto sul divano fa zapping e si imbatte in una fiction coinvolgente, con un volto noto e rassicurante a fare da riferimento, un mix di indagini e sentimento ed una location speciale che assurge quasi a personaggio del racconto. Stavolta è Canale 5 ad aver confezionato un prodotto corposo, ben articolato e capace di coniugare linguaggi diversi che sanno parlare al pubblico.
L’Isola di Pietro: buona la scrittura e gli attori
Se escludiamo la presenza di Cosima Coppola, volto caro alla Ares Film che qui interpreta un pubblico ministero, nulla ne L’Isola di Pietroappartiene al mondo di Canale 5, a partire della casa di produzione, Lux Vide, che ha siglato grandi successi della concorrenza quali Don Matteo e Che Dio ci Aiuti. Ma questo è un bene, perchè la serialità dell’ammiraglia Mediaset non funzionava più da tempo, e un prodotto così affine a quelli capaci di spopolare altrove potrebbe aiutare a rilanciare il genere.
L’Isola di Pietro è un racconto tosto, pieno di intrecci e ben costruito nei dettagli, partito subito con toni forti che di certo non avranno lasciato il pubblico indifferente: la dolcezza di Pietro, ovvero il personaggio di Gianni Morandi, ha fatto da contraltare ad una storia di bullismo e disagio giovanile, e allo stesso modo il mare limpido della Sardegna è stato lo sfondo a contrasto di un groviglio di segreti e bugie che scavano nel passato dei personaggi.
L’Isola di Pietro: un racconto corale con Morandi a fare da collante
Gran parte della storia centrale, che ruota attorno alla figlia di Pietro (Elena, interpretata da Chiara Baschetti) e alla bambina che ha partorito e dato via quindici anni prima, è stata svelata subito, dunque la scrittura non punta tanto alla scoperta del mistero quanto ad indagare i sentimenti e i dolori dei personaggi, delineati a dovere e portati in scena da un cast in parte poco conosciuto ma a primo impatto promettente.
Nonostante il titolo della fiction e la centralità data a Gianni Morandi in fase promozionale, il suo Pietro nei fatti non è il protagonista assoluto, quanto piuttosto l’angelo buono, il collante che tiene insieme i fili emozionali di tutti coloro che gli gravitano attorno. Un’operazione furba ma fortunata, perchè la sua presenza ha dato rilievo ad un prodotto che avrebbe meritato di essere visto a prescindere.
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