Roberto Poletti difende il suo sbarco in Rai: «Non so cosa voglia dire sovranismo. Io e Salvini siamo amici che non parlano di Rai»
“Non so cosa voglia dire sovranismo, io sono me stesso“. A parlare è Roberto Poletti, il nuovo conduttore di Unomattina Estate (e probabilmente anche da settembre), arrivato in Rai non senza polemiche. Ex direttore di Radio Padania, biografo di Matteo Salvini e inviato nelle piazze per le trasmissioni di Paolo Del Debbio, il giornalista rivendica la sua carriera e nega di essere sbarcato a Viale Mazzini grazie alla vicinanza alla Lega e al ministro dell’interno:
“Io e Salvini abbiamo cominciato insieme a Radio Padania. Eravamo ragazzi e siamo diventati amici. Amici che non parlano di Rai. Io gli chiedo come va, lo sento, ma non gli ho mai posto il problema di come stavo io. Del programma in Rai ho discusso solo con la direttrice Teresa De Santis. Sono un giornalista professionista da 25 anni, ho una rete di relazioni, non sono stato pescato dal buco, ma del lavoro ho parlato solo con lei”
ha dichiarato a Repubblica. Poletti ammette, tuttavia, di essere approdato a Rai 1 con qualche timore, proprio a causa del ‘gran parlare’ che c’è stato attorno al suo nome:
“Arriva il mostro sovranista, dicevano. Temevo che in azienda fossero un po’ prevenuti dopo la campagna di stampa contro di me. Invece siamo una squadra, io mi sento protetto, tutti danno il massimo”.
A Unomattina Estate si sente a suo agio e, a giudicare dall’entusiasmo, anche nel posto giusto, dove dimostra – dice – di saper “parlare alla pancia del paese” come l’amico Salvini:
“Parlo un linguaggio semplice, domande chiare risposte chiare, se non capisco faccio ripetere e non voglio educare la gente che qualcuno considera ignorante [...] Ero il volto delle piazze a Quinta Colonna (ex programma di Rete 4, ndDM), ho girato tutta l’Italia e ho visto che i politici parlavano un linguaggio che la gente non capiva. Nelle prime trasmissioni, quando mi collegavo dal Sud, Salvini veniva mandato a quel paese. Poi sono cominciati gli applausi. Salvini si faceva capire, magari non diceva cose eccezionali ma entrava nel cuore delle persone“.