ICONE: STEVE JOBS RIVIVE SU RAI5 NELLA NUOVA PRODUZIONE DI SIMONA ERCOLANI
La morte di Steve Jobs non può passare inosservata, soprattutto sul servizio pubblico. Apprezzabile in tal senso lo speciale in prime time di Agorà andato in onda la sera stessa della notizia, così come lo speciale Live di Italia1 in seconda serata. Lo speciale di Raitre ha, tra l’altro, riportato in prime time un argomento, la tecnologia, di assoluta attualità ma inspiegabilmente ignorato in quel di Viale Mazzini, soprattutto dopo la chiusura di Neapolis. Un po’ meno la qualità dei servizi e degli ospiti in studio, che non hanno fatto altro che banalizzare ripetutamente l’operato di una delle figure forse più importanti e influenti degli ultimi anni.
Steve Jobs è il padre di iPhone, iPod e iPad ma è soprattutto il padre dell’interfaccia a finestre, di MacOSX e di una “filosofia“. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che si concentrerà la nuova puntata di Icone – corpi che parlanosu Rai5 (stasera alle 23), programma sui protagonisti del Novecento, prodotto da Simona Ercolani, nato dall’esperienza di Sfide ed Emozioni, e condotto dal giornalista economico Marco Ferrante.
Ad Icone si cercherà di scoprire la misteriosa figura dell’ “iCeo” analizzando i prodotti di successo commercializzati da Apple, dal Macintosh all’iPad, da iTunes ai Macbook, ma soprattutto il modo di rapportarsi del fondatore della Mela con il pubblico, durante i vari eventi organizzati dall’azienda di Cupertino, tanto particolare (a partire dall’abbigliamento del tutto informale) da renderlo una sorte di sacerdote tra i fedelissimi di Cupertino.
In aiuto a Ferrante ci saranno per questo degli esperti del linguaggio del corpo ed alcuni testimoni, che cercheranno di capire appunto cosa c’è dietro l’icona di Steve Jobs e il segreto del successo dei suoi prodotti, essi stessi delle icone. Nella speranza che il tutto non si risolva con la solita santificazione all’italiana, di cui dopo Agorà ne abbiamo già abbastanza.
Icone è una produzione Stand By Me per Rai5 ed è scritto da Claudio Moretti e Marco Ferrante. Regia di Giorgio Romano.