PIETRO GENUARDI A DM: CENTOVETRINE POTREBBE CHIUDERE DEFINITIVAMENTE AD AGOSTO
Per tutti è ormai Ivan Bettini, l’affascinante uomo d’affari che tra amori, scalate finanziarie e consigli di amministrazione tiene compagnia agli affezionati telespettatori di Centovetrine. Ma Pietro Genuardi è anche un uomo di teatro, di cinema e un grande amatore d’arte, passione che ogni tanto lo spinge verso il piacere della scrittura critica. Negli ultimi mesi è stato uno dei volti più gagliardi della lotta per non spegnere le luci del centro commerciale più seguito della televisione. Così come nella soap Pietro è uomo molto diretto che non si nasconde dietro ad un dito. DM l’ha intervistato.
Non possiamo non partire da Centovetrine. Com’è la situazione per il futuro della soap?
Nessuna rassicurazione, terminiamo la prima settimana di agosto e finisce il ciclo Centovetrine. E’ tutto in standby per la possibilità di una ripresa a febbraio 2013. La rete, infatti, vorrebbe che si lavorasse sei mesi, senza la continuità dei nove mesi e mezzo spalmati in undici, come avveniva precedentemente. E’ una scelta editoriale da rispettare. Al momento, però, sembra che ad agosto si chiuda.
La messa in onda fino a quando dovrebbe arrivare?
Presumo che col recupero di queste 165 puntate avremo una messa in onda ancora per otto o nove mesi.
Perché puntare più su Beautiful che Centovetrine?
Penso di poterlo dire senza troppi problemi. Esiste un accordo fatto con la produzione di Beautiful per cui finché sarà prodotta si dovranno acquistare, da contratto, le puntate. Beautiful sta andando ancora bene peraltro.
Soddisfatti per i risultati ottenuti in prima serata?
Abbiamo avuto una media del 12%. Assolutamente soddisfatti, anche perché ottenuti in una serata molto difficile. Sono contento anche per le Tre rose di Eva, un eccellente risultato anche per i miei colleghi. Lo dico con un pelino d’interesse: si è smentita l’idea che gli attori di soap non possano fare la fiction di prima serata. L’80% del cast è gravitato da noi, da Roberto Farnesi ad Anna Safroncik.
Eravate stati avvisati di un numero così alto di prime serate per Centovetrine?
No, assolutamente. Inizialmente dovevano essere tre, o addirittura un tentativo unico. Poi sono diventate dieci. Non erano, infatti, puntate da prima serata e, pur essendo state rimontate con grande professionalità, mancavano proprio le caratteristiche della prima serata, come le riprese in esterna.
A un certo punto sembrava che si pensasse a Centovetrine come un ‘tappabuchi’ a basso costo. Vi ha infastidito?
Certo. Sono considerazioni che abbiamo fatto, anche perché le retribuzioni per una prima serata sono diverse dal day time. Il nostro scopo però era far sì che con un buon risultato in prime time tornassero sui propri passi.
Un posto al sole, Vivere, Centovetrine. Sei stato un volto di tutte e tre le soap. Che differenze hai visto negli anni?
Un meraviglioso crescendo, proprio dal punto di vista della qualità professionale. Si sono ottenuti dei miglioramenti straordinari. Sono figlio e nipote di un modo di fare televisione che ha fatto sì che la lunga serialità facesse scuola dal punto di vista produttivo.
Come mai secondo te hai un profilo che piace tanto per le soap?
Sono abbastanza atipico in realtà. Per tradizione, si tende sempre ad avere il belloccio. E’ stata una scelta azzardata di Daniele Carnacina (produttore e regista di Centovetrine, ndr) che è stata vincente: dare ad un certo prodotto televisivo un linguaggio più vero, per cui non bastava semplicemente il fatto di essere piacente ma anche l’intrigo di una faccia più segnata.
Non sei un sex symbol…
Per me è valida la ‘legge del Magalli’: chiunque va in televisione per più di tre volte diventa automaticamente un sex symbol. Il mio rapporto con le donne è stato sempre molto vero e sincero. Non mi sono mai mancate. Inevitabilmente un contesto di visibilità maggiore ti avvantaggia.
Qualche proposta ‘particolare’ di qualche telespettatrice affezionata?
Sono le proposte di una banalità estrema. Molte le ho accettate, molte evitate con un diniego gentile. E’ ciò che succede sempre ad una persona senza problemi fisici particolari e che in più sta in quella scatoletta chiamata televisione.
Hai fatto del grande teatro. Il passaggio alla tv cosa ti ha permesso di fare?
La prima cosa è permettere a mio figlio di studiare a New York in una Academy. Facendo soltanto Moliere o Anouille non me lo sarei potuto permettere. Quindi grazie, grazie, grazie. In più, se devo essere sincero, noi cerchiamo di lavorare al meglio. Se si potesse ambire all’Orso d’Oro a Berlino facendo la soap non credo cambierei molto il mio modo di recitare. Ho di fronte a me comunque professionisti molto seri, gente che sa fare questa lavoro. Basti pensare a Elisabetta Coraini, Roberto Alpi, Sergio Troiano.
Sei stato mai guardato dall’alto in basso dai colleghi per aver recitato in una soap?
All’inizio è successo. Poi appena hanno visto i risultati hanno supplicato in ginocchio di venire a fare il provino per la soap. Alcuni sono stati presi, altri no. Basterebbe metter mano all’archivio di 4500 attori provinati per Centovetrine. Certo non sono venuti a fare il provino un Claudio Amendola o un Fabrizio Bentivoglio, che hanno avuto la fortuna di trovare un’altra strada nella recitazione. Tutti quelli che sono andati via perché concludevano il contratto avevano tutti una sorta di rammarico.
Se ti proponessero la conduzione di un programma, com’è successo ad esempio a Luisa Ranieri, come risponderesti?
Sarei felicissimo, non so se sarei all’altezza. Mi piace molto, mi diverte. Vengo dall’animazione nei villaggi turistici come Fiorello, anche se non mi voglio paragonare a lui. Mi piace molto l’idea.
Se invece ti proponessero un reality?
Faccio un altro lavoro. Ma se, come si dice a Roma, mi ‘fanno ridere’ faccio tutto quello che vogliono. Sono un po’ come un giocatore di calcio. Non si mangia con i forse e con i complimenti. Se ci fosse una buona proposta probabilmente accetterei. Valuterei, però, anche il tipo di reality.
Se fosse Ballando con le stelle?
Mi sembra un reality fatto bene. La competizione è data dalla capacità di ognuno di fare ciò che ti viene richiesto, quindi perché no. Chiunque, davanti a 300 mila euro per fare Ballando con le stelle, li prenderebbe. In questo periodo è follia dire ‘no, non lo voglio fare’. Se non lo fanno è perché hanno paura di non riuscire a sostenere un ruolo. Fortunatamente non ho mai avuto paura di niente commettendo per questo anche degli errori enormi nella mia vita.
Al cinema con quale regista ti piacerebbe lavorare?
Un buon ruolo in un film di Ozpetek mi piacerebbe molto. Presuntuosamente ti dico che con lui non farei male. Ho lavorato con Stefano Reali, che apprezzo tantissimo. Ho fatto con lui ‘’L’uomo sbagliato’’ insieme a Beppe Fiorello. Se mi proponessero Scorsese certo che lo farei.
Non tutti sanno che Pietro Genuardi è un critico d’arte…
Scrivo per un giornale bimestrale di arte contemporanea. Acquisto, vado nelle gallerie, chiacchiero con loro, sento quali sono gli autori che propongono.
Spiando il tuo profilo Twitter si nota che hai un bellissimo rapporto con Rita Dalla Chiesa
Oltre ad essere una carissima amica è socia con me in Turchia di una società di produzione e distribuzione di dolci italiani e caffetteria. E’ stata anche la prima sostenitrice di Centovetrine nel momento di difficoltà. E’ una donna con una dignità di persona paragonabile a pochi. Se ritiene che ci sia un’ingiustizia è disposta a tutto pur di sostenere una battaglia.