DAI DETERSIVI ALL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA: ECCO I VERI MOTIVI DEL DECLINO (PROVVISORIO) DELLA SOAP OPERA NEGLI STATES
La soap americana “Days of our lives” ha recentemente visto ben quattro coppie di attori estromessi dalla storyline principale; in “The Young and the restless”, meglio nota in Italia come “Febbre d’amore”, attualmente in onda nel mattino di Rete 4, Brad Carlton, interpretato da Don Diamont, è morto annegato in un lago ghiacciato prima di riunirsi con la sua fidanzata, Sharon Newman (l’attrice Sharon Case); la stessa Susan Lucci, popolarissima star americana di “All my children”, conosciuta in Italia come “La valle dei pini”, trasmessa da Canale 5 fino al 1992, ha dovuto dire addio dopo ben 38 anni di carriera al suo personaggio, Erica Kane, accoltellato dalla psicotica Annie.
Il destino di queste e molte altre soap americane è a rischio. Ascolti in calo, eccessive pretese contrattuali e stipendi da capogiro. Il vero colpevole? La crisi americana. Volendo essere più precisi, la crisi dell’industria automobilistica. General Motors, Ford, Chrysler e altri rivenditori locali hanno tappato la fonte di accesso dei finanziamenti alle soap di daytime. Se un tempo, infatti, erano i detersivi e i saponi a pubblicizzare queste produzioni tv dal target tipicamente femminile, ora sono i colossi industriali automobilistici a fare la parte più grossa. Ma se in passato i costi di produzione erano trascurabili, quasi a voler dare l’impressione di un prodotto artigianale confezionato alla meno peggio, oggi la qualità e quindi il budget sono aumentati considerevolmente. Basti pensare che le stesse “Febbre d’amore” e “General Hospital” sono girate in alta definizione.
Ecco quindi che sono necessarie strategie di taglio del personale per riuscire a contenere le spese: molti show cambiano le storyline in corsa, facendo morire personaggi e facendone scomparire altri. Sono i serial killer fittizi, ultima tendenza del momento, ad aver cancellato i nomi più autorevoli – e più costosi – dalla top list degli attori più popolari di soap. Quest’ultima ne guadagna in ascolti e tensione narrativa, ma risente sicuramente della mancanza di professionalità autorevoli e di facile appiglio al pubblico.
La CBS ha addirittura disposto la chiusura di “Sentieri”, 71 primavere, prevedendo l’ultima puntata il 13 settembre 2009 (in Italia la programmazione è ridotta al ruolo di tappabuchi del palinsesto di Rete 4, facendo sì che la soap sia ancora alle trame del 2005); la stessa emittente però sta vagliando l’ipotesi di raddoppiare la durata di “Beautiful”, come immediato riempitore di palinsesto.
In Italia le cose non sono differenti: “Vivere” ha già dato in termini di restyling, riducendo il cast a poco più che a 10 attori principali e affievolendosi sempre più, fino a spegnersi nel maggio 2008. Stessa sorte per “Incantesimo”, i cui confortanti dati Auditel non hanno ancora giustificato una chiusura raffazzonata, decisa da indefinite strategie degli oscuri piani alti Rai e non condivisa dal pubblico. Ma si sa, c’è bisogno di un capro espiatorio e la crisi economica, in questo momento, è perfetta.