FABRIZIO CORONA: QUANDO LA ‘MILANO – LISBONA’ NON E’ UNA GARA CICLISTICA
Che non verrà candidato in nessuno schieramento politico, è una certezza. Su tutto il resto, le illazioni sul suo futuro vanno via come le paparazzate della pancia della sua ex. Parliamo di quello che ha il cognome come quella cosa che la Regina Elisabetta porta in testa e il nome di Bentivoglio. Non lo nominiamo, perché abbiamo il dubbio che il nome sia stato registrato e a fine articolo ci toccherebbe compilare il borderò da consegnare alla Siae con il numero di volte in cui lo abbiamo citato. E poi pagare i diritti.
Sul caso umano e su quello processuale evitiamo di pronunciarci. Che, se abbiamo una sicurezza quando scriviamo su questo blog, è che non siamo né preti né avvocati (più o meno!). Sul caso mediatico invece due paroline le vorremmo scrivere. Il primo insegnamento di tutta questa vicenda è che i creativi che chiamano gli attori famosi per fare le pubblicità esponendoli al pubblico ludibrio dovrebbero prendere appunti su cosa significa fare comunicazione.
Abbiamo una fuga che da Milano a Lisbona è diventata famosa come ilCammino di Santiago. Adesso verrà percorsa da tutti gli imputati in attesa di giudizio in segno di devozione a quelli che hanno già avuto una condanna definitiva. Abbiamo una macchina usata per la fuga, che come minimo a Lapo Elkann gli arriva una fattura con parecchi zeri, quanto meno per risolvere le questioni in sospeso. La dimostrazione che il sistema GPS del mezzo funziona è un omaggio del fuggitivo.
C’è poi il videomessaggio postato per costituirsi.Una comunicazione diretta dei Maya a ridosso del 21 dicembre avrebbe fatto meno contatti unici nel breve periodo. Certo, l’appuntamento a una fermata della metro è poco cool, ma probabilmente in nessun bar di Lisbona servivano uno spritz adeguato all’importanza del momento. E quando non si può avere il meglio, allora, a sto punto, la metropolitana.
La questione delle lacrime è però quella che ci ha coinvolti di più. Ha pianto o non ha pianto? E, se si, esattamente quante lacrime? Vi è venuta in mente la Madonna di Civitavecchia? Blasfemi. Ora scrivete un tweet al Papa con un atto di dolore di 140 caratteri per ottenere il perdono. Gli esperti di teologia, gli unici che con le lacrime hanno più familiarità, intanto, pregustano i gettoni di presenza per andare a dire la loro sull’argomento. Noi, da parte nostra, siamo già pronti alla visione delle immagini ingrandite del bulbo oculare in 3D, cercando di stabilire se abbia o meno lacrimato nelle ultime 48 ore.
Nel momento in cui scriviamo, l’uomo in questione ha messo piede da poco meno di 24 ore su suolo italiano in diretta tv, con collegamenti multipli e testimonianze improbabili. I suoi fan stanno organizzando una fiaccolata di sostegno. Al posto delle fiaccole, sfere stroboscopiche, messe a disposizione dalle più importanti discoteche milanesi. La Regina Elisabetta si è tolta quella cosa dalla testa. A noi non resta altro che inchinarci.