FIORELLO? SEMPRE UGUALE A SE STESSO. COSI PARLO’ PAOLO BONOLIS
Con la sua solita loquela e il suo consueto record di parole pronunciate al secondo il ‘buon Paolo’ ci tiene a precisare i contorni del suo ritorno in Mediaset, un progetto a lungo termine che, come spiega dettagliatamente, vedrà un lavoro costante per ridare respiro e innovazione dal prossimo anno ai palinsesti, che da anni si segnalano per la poca audacia o perché pianificano male le novità, autocandidandosi al flop. Intanto per quest’anno solo la conferma dei suoi programmi, come vi avevamo abbondantemente anticipato. (leggi qui)
Ed è Proprio parlando di fantomatiche rivoluzioni per evitare il ripiegamento asfittico (sic) su se stessa della tv che Bonolis coglie la palla al balzo per mettere i puntini sulle i, o meglio sulla i di Fiorello. Ci tine infatti a ridimensionare l’immagine di vate del nuovo che avanza e che stupisce, ormai indissolubilmente accoppiato al mattatore di Radiodue, fuoriuscito dall’etere per approdare alla libertà creativa garantitagli da Sky.
Gag nuove eimpianto tradizionale, insomma niente di innovativo: è questo il giudizio con cui il conduttore liquida il Fiorello Show, aprendo alla possibilità di ricredersi qualora i palinsesti satellitari gli affidino la conduzione di vere novità che si pongano come convincente alternativa generalista al canone consolidatasi nella tv in chiaro (non credete ci sia quasi un sottotesto, in queste parole, che allude a una brillantezza forse più radiofonica che televisiva per Fiorello?).
Non si può non concordare con questa osservazione garbata di Bonolis, nelle vesti, in questo caso, di cantore della rivoluzione mancata dei contenuti di Sky, nonostante i grandi annunci, a cui gran parte dei detrattori radical-chic si erano aggrappati per trovare valvole di sfogo ai propri bisogni semantici.
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